Il Marchese del Po
(investitura sul campo)
(investitura sul campo)
Dai ricordi di Renato Camilotti e Toni Soler

Dopo i tre giorni euforici dell'adunata di Genova del 2001, tutti i partecipanti della spedizione si aspettavano un rientro a Spilimbergo, se non proprio mesto, di ordinaria amministrazione, probabilmente ravvivato solamente dalla tappa prevista per il pranzo in un ristorante sulla strada del ritorno. Invece non è andata proprio così, poiché ci sono stati alcuni imprevisti che hanno animato la giornata.
Il ristorante prenotato si trova sulle rive del Po, in provincia di Piacenza. Il locale è in un edificio isolato in mezzo alla campagna, e il piano terra quel giorno era inutilizzabile perché devastato, appena venti giorni prima, dalla piena del fiume. Nell'attesa che il pranzo fosse pronto i nostri alpini gironzolavano per il cortile. Qualcuno, incamminandosi verso le rive del Po distanti qualche centinaio di metri, si imbatté in un ciliegio con succosi frutti maturi. Fermarsi e cogliere qualche ciliegia fu tutt'uno, e pian piano il cortile del ristorante si svuotò e le mani alzate verso il ciliegio si moltiplicarono, lasciando ben presto i rami più bassi completamente spogli delle deliziose primizie.
Finita l'operazione ciliegio, tutti entrarono nella sala da pranzo finalmente imbandita al primo piano dell'edificio. Il pranzo che seguì fu un vero banchetto, sia per la qualità che per la quantità. Molti fecero replica mangiando l'inverosimile e anche il vino dell' Oltrepò Pavese scorreva allegramente. Non si può certamente dire che non abbiamo dato soddisfazione al cuoco, nonché titolare dell'esercizio, il quale, coinvolto dal clima festoso che aleggiava in sala, ci invitò alla festa del vicino paese e insistette affinché accettassimo. Avendo ancora un po' di tempo a disposizione prima del rientro a Spilimbergo, accettammo l'invito, e così, risaliti in corriera, seguimmo Lillo (così si chiamava il ristoratore) trasferendoci di qualche chilometro.
Il paese era molto piccolo: alcune case, una chiesa sconsacrata dove era stata allestita una mostra di pittura, un chiosco con cibi e bevande allestito nel piazzale, pronto per il rinfresco che ci sarebbe stato dopo l'inaugurazione. I paesani fecero subito un'accoglienza festosa a quelle cinquanta allegre persone che scendevano dal pullman e, pur poco abituati a vedere alpini (si tenga presente che eravamo nel mezzo della pianura padana), sapevano già che agli alpini piace mangiare, bere e cantare. Fummo ripresi anche dalle telecamere dell'emittente regionale Rai Tre Lombardia.
Gli onori di casa furono fatti dagli organizzatori della festa e dagli artisti della mostra. Tra tutti si distingueva un curioso personaggio vestito con una divisa di foggia settecentesca trapuntata di stemmi e decorazioni. Egli si presentò come
«Sua eccellenza il marchese don Davide Pozzi di Tornese, conte di Santa Maura,
barone di San Floriano, signore di Azzanello ed Acqualunga,
N.H. della nobiltà civica della Città di Cremona,
membro del Corpo della nobiltà napoleonica in Italia».
N.H. della nobiltà civica della Città di Cremona,
membro del Corpo della nobiltà napoleonica in Italia».
Al momento del taglio del nastro per l'inaugurazione della mostra, a qualcuno degli organizzatori venne in mente di chiederci, in quanto alpini, di eseguire qualche canto di montagna. Pur presi alla sprovvista, pur con molti di noi in difficoltà per il troppo mangiare e bere, un gruppo di volonterosi riuscì ad intonare «O ce biel cjiscjel a Udin» e «Stelutis alpinis». Applausi scroscianti hanno gratificato gli improvvisati cantori.
Dopo il «concerto», tutti ai chioschi. Anche se eravamo reduci dalla pantagruelica mangiata al ristorante, ci fu tra noi chi ebbe il coraggio di mangiare ancora porchetta (preparata da Lillo) e uova sode, innaffiando il tutto con altro vino.
Alla fine gli organizzatori della festa si complimentarono con noi e ci ringraziarono per aver animato la giornata. Il marchese don Davide Pozzi (eccetera eccetera) in segno di stima e amicizia nominò Lodovico Guzzoni, nostro capogruppo,
«cavaliere del serenissimo Ordine militare e nobiliare di Clermont»,
un ordine cavalleresco sorto durante le crociate.
E così il Gruppo alpini di Spilimbergo tra i suoi componenti annovera anche un cavaliere di nomina nobiliare.