La guardia imperiale - Gruppo Alpini di Spilimbergo "Ten. Vittorio Zatti" - Sezione ANA Pordenone

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La guardia imperiale
Dai ricordi di Franco Lunari

Negli anni 1959-60 mi trovavo in Iran per decorare con mosaici alcuni palazzi importanti di Teheran, tra cui la banca nazionale, il senato e la sala da pranzo ed un tinello del palazzo imperiale, sede dello scià di Persia Reza Palhevi.
Per accedere a quel lavoro mi erano stati richiesti una serie di attestati di buona condotta: uno del sindaco, uno del parroco ed anche uno del vescovo.

Ogni giorno per entrare nel palazzo ero perquisito minuziosamente dagli agenti della guardia imperiale e periodica-mente lo scià, insieme all'architetto francese responsabile dei lavori, veniva a controllare lo stato dell'opera.
Non si può dire che avessi un rapporto personale con la massima autorità iraniana, poiché un re non può intrattenere rapporti con persone di rango inferiore, a meno che non appartengono alla sua corte, ma si capiva che era soddisfatto dell'opera e aveva stima ed ammirazione per l'esecutore.

Fuori dal palazzo non avevo molte libertà di movimento: non potevo andare in autobus ma solo in taxi, non potevo intrattenermi con sconosciuti o girare liberamente per la città. Nonostante queste limitazioni, strinsi amicizia con  il comandante delle guardie imperiali, il quale una sera mi invitò a cena a casa sua. Conversando del più e del meno, si parlò anche del mio periodo di servizio militare svolto nel corpo degli alpini. Il comandante era molto interessato a questo discorso e quando seppe che avevo portato con me il cappello alpino, perché non volevo mai separarmene, lo volle vedere e poi se lo fece regalare per ricordo. Nel 1967 lo scià si incoronò re dei re (questo era il titolo che gli spettava per diritto dinastico) e per l'occasione volli fargli pervenire una lettera di felicitazioni. Per non rischiare di farla cestinare dagli addetti alla segreteria, chiesi al Prefetto di Pordenone di poter utilizzare la carta intestata della prefettura della Repubblica Italiana.

Qualche mese dopo, attraverso l'ambasciata iraniana di Roma giunse la risposta, dove mi si ringraziava per i graditi auguri, con una foto ufficiale della famiglia reale.
Ricordo molto volentieri il periodo della mia permanenza a Teheran, e mi fa piacere pensare che forse qualche volta il comandante della guardia imperiale montava di servizio con il mio cappello piumato in testa.
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